Si tratta dei fossili marini che caratterizzano tutto l’entroterra collinare ed Aspromontano a ridosso della Costa Viola. E’ possibile infatti ammirare di fossili del bivalve del genere Pecten che costellano intere pareti di sabbia compressa risalenti al periodo pliocenico: un tempo immerse sul fondo del mare e venute alla luce del sole milioni di anni fa, con l’emersione delle terre. Tali fossili unitamente a quelli di altra fauna marina ricoprono le volte delle Grotte di Trèmusa in località Melìa di Scilla a ca. 500 m slm. All’interno delle grotte (probabilmente scavate dal passaggio di un antico fiume), costituite da diverse camere ed anfratti, è possibile ammirare il fenomeno carsico ancora “vivo” della formazione di millenarie colonne calcaree derivanti dalla congiunzione di stalattiti e stalagmiti. Diverse sono le leggende legate a questo interessante sito geologico. Una di queste vede le “tre muse” che abitavano l’antro, uscire di notte facendosi gioco dei pastori che nei paraggi custodivano le greggi, spegnendo loro i fuochi ed importunandoli in vario modo.
Ma la leggenda più affascinante è quella inerente al canto delle sirene o alternativamente al “latrato” proveniente dal “mostro di Scilla” nascosto sotto la rocca: il vento incuneandosi all’interno delle grotte collinari, fuoriusciva poi dalle grotte sulla costa assumendo sonorità particolari, quasi come se le grotte e le loro cavità più profonde costituissero un gigantesco strumento musicale naturale.