Opere d’arte che raccontano l’essenza di un popolo
Oggi le forme di artigianato, ovvero quelle attività produttive realizzate con semplici attrezzi ed in cui la manualità è fondamentale e la tecnica si tramanda da generazioni, sono poche ed in via di estinzione e come tali vanno tutelate e valorizzate.
La lavorazione dell’argilla a Seminara ha origini antiche ed è legata a simbolismi religiosi, alla tradizioni ed alle credenze popolari. Ancora oggi è possibile ammirare il luccichio e gli armonici cromatismi di maschere apotropaiche in ceramica tradizionale, bottiglie e vasi a forma di “pigna” e di “riccio” spinoso per tenere lontano il “malocchio”, bottiglie ed oggetti antropomorfi portafortuna o con funzione satirica ed umoristica (ritraggono il signorotto locale o il soldato spagnolo o borbonico dell’epoca) come i “babbalùti”, sono tuttora in voga insieme a oggetti dalla forme più disparate, che conservano arcaici significati e funzioni “magiche” e di scongiuro. Predominano i colori “bizantini”: l’ocra, il giallo, il verde, il blu. Particolare è il “gabbacumpà ri” (detto anche “’mbivi-si-ppòi”), una statuetta-anfora costituita internamente da una serie di camere stagne che risultano un vero e proprio prodigio di ingegneria idraulica in miniatura: “solo chi beve con animo sereno riuscirà a farlo e senza bagnarsi gli abiti” racconta la leggenda che si ispira all’antico tribunale magnogreco per il quale solo chi era innocente, ovvero aveva animo puro, sarebbe riuscito a bere e quindi a salvarsi la vita. Oggi il “gabbacumpà ri”, lo dice la parola stessa, è motivo di allegria e scherno tra amici… fin quando non si scopre il “trucco” per bere l’acqua o il vino in esso contenuto.
Contemporaneamente vengono prodotte anfore, anfore “a ciambella” come quelle che consentivano di mantenere fresco il contenuto quando immerse nelle acque dei ruscelli, giare di foggia e grandezza varie, piatti dipinti rappresentanti paesaggi, fauna e flora locali, ma anche statuette finemente decorate con soggetti rappresentanti le diverse culture e civiltà che hanno nei secoli segnato l’intero territorio calabrese.
Opere d’arte che raccontano l’essenza di un popolo, a volte la sua storia tra dominazioni, re e regine, leggende e religione, che vengono grandemente apprezzate soprattutto quando è possibile vedere dal vivo le sapienti mani degli anziani artigiani che plasmano l’argilla bagnata così come facevano i loro padri e i loro avi.